Eduardo Francisco Pironio (Cardinale)
3 dicembre 1920 Nueve de Julio (Argentina) - 5 febbraio 1998 Roma

 


La sua era una fede appresa sulle ginocchia della madre, donna di salda seppur semplice formazione cristiana, che seppe imprimere nel cuore dei figli il genuino senso evangelico dell'esistenza. «Nella storia della mia famiglia - ebbe a dire un giorno il compianto Cardinale - c'è del miracoloso. Quando ebbe il suo primo figlio, mia madre aveva appena diciotto anni e si ammalò gravemente. Guarita, i medici le dissero che non avrebbe più potuto avere figli senza mettere a repentaglio la propria vita. Andò allora a consultare il Vescovo ausiliare di La Plata che le disse: "I medici possono sbagliare: si metta nelle mani di Dio e compia i suoi doveri di sposa". Mia madre da allora mise al mondo altri ventuno figli. Io sono l'ultimo nato e lei è vissuta fino ad ottantadue anni. Ma la storia non finisce qui, perché negli anni successivi venni nominato Vescovo ausiliare di La Plata, proprio al posto di colui che aveva benedetto mia madre. Nel giorno della mia ordinazione episcopale - continua sempre il Cardinale Pironio - l'Arcivescovo mi consegnò in regalo la croce pettorale di quel Vescovo senza sapere la storia che c'era dietro. Quando gli rivelai che dovevo la vita al proprietario di quella croce, egli pianse».

Il suo servizio alla Chiesa, dunque, andò man mano assumendo una dimensione sempre più vasta ed universale: dapprima una diocesi in Argentina, poi il continente latino-americano e successivamente, chiamato nella Curia Romana, l'intera comunità cattolica. Qui a Roma egli continuò con lo stile pastorale di sempre, manifestando uno spiccato amore per la vita consacrata e per i laici, in particolare per i giovani. Nel suo Testamento spirituale ha scritto: «Come amo i religiosi e le religiose e tutti i laici consacrati nel mondo! Come invoco Maria Santissima per loro! Come offro oggi con gioia la mia vita perché siano fedeli!... Li amo intensamente, li abbraccio e li benedico». Ed aggiunge: «Rendo grazie a Dio per aver potuto consumare le mie povere forze e talenti nella dedizione ai carissimi laici, l'amicizia e la testimonianza dei quali mi hanno arricchito spiritualmente».
Giovanni Paolo II, dall'omelia funebre, 7 febbraio 1998