Giuseppe Fanin
8 gennaio 1924, S. Giovanni in Persicelo (Bologna) - 4 dicembre 1948

«Era un lavoratore che sapeva il valore delle cose concrete, serio e moderno, in questo suo modo originale di essere «giovane», ma giovane tale che si ebbe bisogno di uccidere lui per scoraggiare in tutta una Provincia il tentativo di dare una risposta cristiana ai quesiti della giustizia e della pace. Egli si rese conto di una profonda verità: che per chi è cristiano, è spontaneo il rendersi conto che non è lui che ha creato la propria vita; è nato in un certo tempo, in una certa condizione non perché viva per lui solo; che vivendo per se stessi la vita e la ricchezza non hanno valore. Interpretò il suo ruolo in questo senso: andare alla radice del problema, scuoterne le fondamenta, smussarne gli angoli. I due angoli più duri erano: la resistenza agraria e la sordità della classe bracciantile ad una speranza di una restaurazione cristiana. Duri furono i suoi incontri con gli uni; lo scontro con gli altri gli portò il martino. (...)».
(Testimonianza di un amico)